La storia della Leadership, del VUCA e del flâneur ribelle

La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta – Confucio


Questa pandemia ha colpito tutti indistintamente, a prescindere dal luogo geografico che abitiamo, il lavoro che svolgiamo o lo status quo in cui ci riconosciamo.

L’Universo ci ha messo di fronte alla fragilità umana, sociale e lavorativa, ma soprattutto ci ha messo nella condizione di fare i conti con i nostri demoni o i nostri problemi.

L’incertezza ha pervaso le nostre vite, le nostre case, i nostri uffici e le nostre attività.

Ma se proprio l’incertezza fosse la nostra possibilità di rinascita e di salvezza e non una minaccia da cui fuggire?

Ce lo spiegano bene i flâneur.

Il flâneur era il gentiluomo che vagava oziosamente per la città, senza fretta, sperimentando e provando emozioni nell’osservare il paesaggio.

La mancanza di urgenza e l’osservazione dell’ambiente che lo circondava, gli permetteva di esplorare nuove strade, scoprire posti nuovi e rileggere più da vicino il mondo in cui viveva.

Per rendere possibile la sua avventura, il flâneur sfruttava l’incertezza mettendo da parte le proprie esigenze, le proprie paure e le proprie convinzioni.
Si perdeva, rimanendo aperto all’intuizione; portava in giro per la città quello che sapeva di se stesso, offrendosi alla scoperta; era consapevole dei percorsi già battuti, ma nel suo viaggio poetico e immaginale ne costruiva di nuovi.

La figura del flâneur, l’eroe ribelle, ci insegna che l’incertezza e una sana disidentificazione con tutto ciò che oggi conosciamo del mondo e di noi stessi, ci rende percorribili nuovi scenari e ci permette di destrutturare e lasciare andare ciò che ha svolto il suo compito e non ci serve più, per ricostruire una persona più funzionante e più aderente al nostro vero Sé.

L’evoluzione è una costante crescita verso il nuovo.
Tutto evolve.
Il nostro Universo non fa altro che crescere aumentando complessità e coscienza.
All’aumento della complessità, infatti, corrisponde sempre un aumento di coscienza. Più ci troviamo di fronte a sfide da affrontare e problemi complessi da risolvere, più ci evolviamo passando a un’altra linea della vita.

Quello in cui ci troviamo oggi, in questa linea della nostra vita, è il mondo VUCA.

VUCA è stato studiato negli anni ’80 dall’US Army War College e, successivamente, è stato utilizzato in diverse ricerche per descrivere il mondo in cui viviamo.
Ma cosa significa VUCA e quale impatto ha sulla nostra vita e sul nostro successo personale e professionale?

V-olatility (volatilità). Viviamo costantemente nella volatilità. Dai mercati economici alle nostre relazioni personali.

U-ncertainty (incertezza). C’è una costante incertezza della politica, dell’economia, del lavoro e nella visione del futuro.

C-omplexity (complessità). Assistiamo a una maggiore complessità dovuta alla globalizzazione e alla presenza totalizzante della tecnologia nella nostra vita.

A-mbiguity (ambiguità). Navighiamo in una grande ambiguità nel fare una miriade di scelte di vita e interpretiamo il mondo attraverso le nostre lenti personali.

Il mondo VUCA ci fa delle domande molto alte di livello e ci chiede di darci delle risposte per permetterci il salto evolutivo.
Come posso sentirmi completo in un mondo VUCA? Chi sono? Cosa sto provando? Quali sono i miei valori? Cos’è importante per me? Cosa so fare? Come mi comporto in questa situazione?

Come si inserisce la leadership in questo contesto?

La leadership è un atto di responsabilità.
La parola “responsabilità” viene dal latino respondus che significa “il peso delle cose”. Responsabile è chi si fa carico delle cose che accadono accanto a lui e quindi “responsabilità” vuol dire fare bene, offrendo risposte e soluzioni.

Risposte e soluzioni funzionali alla crisi che il mondo sta vivendo.
Abbiamo tutti le risorse per metterci davanti ai problemi e tentare di risolverli, anche con un po’ di creatività.

La parola “crisi”, dal greco crisis, significa scelta-scegliere-decidere.

Per uscirne e viverla come un’opportunità bisogna decidere di cambiare.
Cambiare non vuol dire sempre migliorare.
Ma per migliorare dobbiamo cambiare.


Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi – Nelson Mandela


Cosa dobbiamo cambiare in definitiva ?

  1. Eliminare la paura di cambiare. Temiamo il cambiamento perché abbiamo paura dell’ignoto, evitiamo le situazioni che non conosciamo.
  2. Superare la paura di sbagliare. Siamo cresciuti e ci siamo evoluti attraverso un processo di tentativi e ripetizioni, eppure, da adulti, evitiamo di tentare. Tuttavia, se guardiamo al passato, siamo sempre cambiati. Da quando siamo al mondo non facciamo altro che crescere, cambiare ed evolverci.
  3. Sciogliere la paura di perdere quello che si ha. Rimanere attaccati a ciò che pensiamo sia nostro, che ci appartenga, non fa altro che rafforzare la paura del cambiamento e ci obbliga a resistergli, soffrendo. Ci identifichiamo nel nostro lavoro, nella nostra casa, nella nostra azienda, nella nostra materialità, perché tutto questo ci dà sicurezza e dà senso alla nostra identità frammentata. Al solo pensiero di perdere tutto quello che possediamo, preferiamo scegliere di restare dove siamo nonostante l’Universo ci indichi un’altra direzione più funzionale, più aderente al nostro vero Sé e più adatta alla nostra evoluzione.

Bisogna lasciare andare la paura prima che la vita decida per noi e diventi un obbligo, anziché una scelta.

La Scienza del Sé lavora sull’esplorazione e la consapevolezza della propria self-leadership. Offre strumenti validi e scientificamente validati per scoprire e rafforzare le proprie risorse interiori e, come il flâneur, sperimentare nuovi modi di stare al mondo e rendere la propria vita un viaggio poetico e creativo dove il mondo intorno e quello interiore possano essere casa, vita e sogno contemporaneamente.

Ci aiuta a migliorare l’autostima, la fiducia nelle nostre capacità e nei nostri talenti, ma soprattutto ad avere una visione chiara della nostra vita e di dove vogliamo andare per raggiungere il successo e vivere pienamente la nostra felicità.

Se fossi un flâneur, qual è una cosa che faresti di diverso da questo momento in poi per abbracciare il cambiamento e smettere di resistergli?

*Articolo scritto per il progetto editoriale della Scienza del Sé di Sandro Formica, ideatore dell’omonimo modello di sviluppo.