“L’economia del Buddha – I suoi insegnamenti ci salveranno dalla crisi” – di Clair Brown

Si dice che “quando l’allievo è pronto, il maestro appare”.

E’ stato proprio così.

Questo libro compare nella mia vita in piena emergenza Covid-19. Un momento in cui tutti noi siamo a casa, fermi, con le nostre speranze e le nostre preoccupazioni, non solo per il presente, ma anche per il futuro.

Ieri, il Presidente del Consiglio ha annunciato la chiusura di tutti gli impianti produttivi non primari. Dopo aver chiuso uffici pubblici, negozi, attività commerciali di ogni tipo (eccetto supermercati e farmacie) e Scuole, già da due settimane.

La Terra si è ribellata allo stra-dominio dell’uomo e dell’economia di mercato.
Essa continua a vivere.

E’ primavera.

Fuori il sole splende, il tepore del sole riscalda i vetri delle nostre finestre e qualche panno steso al sole.

I mandorli sono in fiore e il risveglio è allietato dal cinguettio degli uccellini che volano liberi nell’aria pulita.

Pulita dallo smog delle ormai poche macchine che circolano in città, delle caldaie dei palazzi e dei fumi delle fabbriche.

Le diseguaglianze si sono azzerate.
Siamo tutti uguali di fronte all’ignoto.
Siamo tutti uguali di fronte alla malattia.
Siamo tutti uguali e interconnessi.
Abbiamo preso finalmente coscienza che le azioni di ognuno di noi si riflettono sull’esperienza di vita altrui.
Siamo co-responsabili della creazione della nostra realtà.

La Terra è salva.

L’economia probabilmente no.

Perché nella visione dominante dell’economia di mercato, gli uomini pensano principalmente a loro stessi, bramano un reddito che consenta loro di sostenere uno stile di vita agiato e la natura esiste solo per essere dominata e sfruttata a proprio beneficio.

L’economia di mercato crea una realtà basata sull’egocentrismo e sul consumo spasmodico di prodotti inutili e superflui, per soddisfare il desiderio dato dalle illusioni mentali dell’uomo moderno, dal bisogno di apparire più che di essere, dalla necessità di sentirsi potente nella sua fragile esistenza.

L’economia di mercato non si cura delle diseguaglianze. Non distribuisce beni e servizi a chi non ha i soldi per “votare” sul mercato. Distribuisce a chi ha soldi da spendere.
I poveri sono esclusi mentre i ricchi dominano il mercato, perché dominano i consumi.

Per l’economia di mercato funziona solo la regola dell’ottimo di Pareto, secondo la quale, in un’ottica di libero scambio, non è possibile accrescere il benessere di un individuo senza ridurre almeno quello di un altro suo simile.

Il neoliberismo, semplicemente, ignora i temi dell’equità e della giustizia.

Nella visione dell’economia buddhista, invece, poiché gli esseri umani dipendono gli uni dagli altri, sono interdipendenti e connessi fra di loro, e con la natura, il benessere si misura in base al buon funzionamento degli esseri umani e dell’ambiente, e l’obiettivo è ridurre al minimo la sofferenza dei primi e i danni del secondo.

Il benessere di un Paese si misura in base alla somma del benessere di tutti i cittadini e della salute dell’ecosistema. Il modello buddhista calcola la prosperità guardando alla qualità della vita della popolazione e alle buone condizioni dell’ambiente. Non all’aumento del reddito pro-capite e a quello del prodotto interno lordo del Paese.

L’economia buddhista parte dal presupposto che tutti dovrebbero avere diritto a vitto, alloggio, assistenza sanitaria, istruzione, sicurezza e diritti umani.

Secondo l’economia Buddhista, inoltre, l’interdipendenza rappresenta la strada che conduce ad una vita felice, a livello individuale, e alla realizzazione di politiche in grado di garantire un’esistenza prospera e sostenibile, a livello sociale.

Prima di tutto, bisognerebbe usare le risorse a disposizione per migliorare la qualità della vita nostra e del prossimo. Bisognerebbe smetterla di seguire l’impulso del sé a massimizzare il proprio benessere, come accade nell’economia di mercato.

In secondo luogo, bisognerebbe introdurre in tutte le attività umane il rispetto per la natura e per l’ambiente. Dovremmo iniziare a dare valore alle sue ricchezze ed essere consapevoli che se arrechiamo un danno all’ambiente, danneggiamo noi stessi.

In ultimo, bisognerebbe ridurre la sofferenza umana ed avere un atteggiamento compassionevole sia a livello locale che globale.

Poiché “il battito d’ali di una farfalla, può scatenare un uragano dall’altra parte del mondo”.

Non possiamo più continuare a considerarci singoli individui.

Siamo parte del tutto e l’obiettivo comune dovrebbe essere quello di massimizzare il benessere comune e far fluire la felicità negli esseri di ogni angolo del mondo.

Ma come si raggiunge uno stato di felicità?

L’economia buddhista condivide la visione di Aristotele, secondo la quale la felicità consiste nel realizzare pienamente la propria natura e vivere una vita degna e virtuosa. Questa idea eudemonistica della vita auspica che gli esseri umani realizzino tutto il loro potenziale e vivano una vita al servizio degli altri e della comunità.

La felicità interiore si può raggiungere solo:

  1. Abbandonando le abitudini mentali della società moderna, orientata al raggiungimento degli obiettivi, che ci rende individualisti e competitivi grazie al nostro Ego, a scapito delle attitudini compassionevoli e solidali del nostro spirito.
  2. Stabilendo delle relazioni autentiche con amici, affetti e i nostri simili più in generale.
  3. Non sfuggendo al dolore della vita, ma viverlo e attraversarlo, in uno stato contemplativo. Osservandolo come esperienza della nostra esistenza, per trarne una lezione e un’opportunità di crescita.
  4. Rimanendo nel qui ed ora.
  5. Usare la consapevolezza di sé, e delle proprie risorse interiori, per godersi a pieno la vita, senza avere il costante parametro del consumismo.

E in un momento come questo, che tutti i negozi di generi non primari sono inaccessibili a placare il nostro scontento e la nostra frustrazione;

adesso che siamo “costretti” a stare nella nostra casa, alcuni completamente soli con se stessi; adesso che non possiamo avere relazioni vere e tangibili con i nostri cari e con i nostri amici.

 Adesso che quel lavoro che non sopportavamo più, non possiamo più svolgerlo.

Adesso che i nostri tormenti, le nostre frustrazioni e le nostre inquietudini non possono essere soddisfatte da niente e da nessuno…

…Adesso è il momento di entrare dentro noi stessi ed attingere dalla nostra più pura e autentica verità per ridisegnare il futuro.

Un futuro di:
+ NOI – IO
+ ESSERE – AVERE
+ POSITIVITA’ – NEGATIVITA’
+ DISCIPLINA (eguaglianza) – CAOS (diseguaglianza)

Il futuro è adesso.

Un nuovo Mondo. Una nuova Era. Un nuovo Genere Umano è possibile.

Il potere è adesso.

Buon cammino.

Maricla

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La parola crisi, dal latino crisis, deriva dal greco κρίσις ossia “scelta, decisione, fase decisiva di una malattia